
Il settore Automotive
Il settore automotive italiano genera direttamente un fatturato di circa 52 miliardi di euro, di 106 miliardi se si considerano anche le attività indirette. La competitività del settore è superiore rispetto a quella del comparto manifatturiero nella sua interezza: la filiera automotive italiana si posiziona nei segmenti a più elevato valore aggiunto grazie non solo alle eccellenze nella produzione di autoveicoli di alta gamma e di autoveicoli commerciali, ma anche in virtù delle specializzazioni produttive che caratterizzano in particolare i distretti della componentistica. Circa il 20% del valore aggiunto generato dal settore della componentistica in Italia viene indirettamente incorporato nei prodotti esportati dagli altri partner commerciali, segnalando una significativa capacità di penetrazione nei mercati internazionali.
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Tra i Paesi europei, l’Italia ha subito con maggiore intensità l’impatto della crisi. Il lockdown completo a partire dall’11 marzo ha determinato un crollo nelle vendite su base mensile superiore all’85%, che ha raggiunto quasi il 98% in aprile. In due mesi il mercato ha registrato un calo del 18% rispetto al totale delle auto vendute in tutto il 2019. Si stima che per il 2020 la crisi causata dal Covid-19 determinerà una riduzione del fatturato del settore tra il 24,5%, nello scenario Base, e il 42% in quello Grave. L’occupazione nel settore era in contrazione già prima di marzo 2020. Le stime sul calo dell’occupazione per effetto della crisi attuale si prospettano molto severe a causa del blocco delle attività che, durante il lockdown, ha interessato circa 70 mila lavoratori. Ad essere maggiormente colpite saranno le piccole e medie imprese, di cui è largamente costituita la supply chain del settore, come anche la rete commerciale.
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In Europa il settore automotive impiega in totale, tra occupazione diretta e indiretta, quasi 14 milioni di persone, il 6,1% dell’occupazione europea. Il comparto rappresenta un fattore di promozione per l’innovazione dell’intero sistema produttivo. Infatti è il primo settore per spesa in ricerca e sviluppo, responsabile del 28% della spesa totale in R&S europea. Inoltre, l’Europa è il principale investitore mondiale in R&S nel settore. Nel 2018 si sono spesi più di 57 miliardi di euro, rispetto ai circa 30 miliardi in Giappone, 15 miliardi negli Stati Uniti e 5 miliardi in Cina1.
Sui mercati internazionali il comparto si caratterizza per una marcata impronta regionale, in particolare con riferimento alle catene di fornitura che legano materie prime, input intermedi e prodotti finiti. Stati Uniti, Germania e Giappone rappresentano ancora oggi, come trent’anni fa, i paesi cardine attorno ai quali gravitano rispettivamente i mercati del Nord America, Europa e Asia. Una tendenza questa che sembra destinata a rafforzarsi, con la sempre maggiore diffusione di misure protezionistiche a livello mondiale.
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