Niche

Startup e co-innovazione

Nicola Cabrelle

Open-platform ed ecosistemi.

In un mondo che evolve a velocità via via crescenti, i vecchi modelli di innovazione non funzionano più. Per questo oggi ci si affida sempre più spesso alla co-innovation, un modello di innovazione basato su open platform ed ecosistemi; in altre parole, si mettono in comune esperienze, competenze, informazioni e risorse.
Tecnologie che evolvono rapidamente e un mercato dinamico in cui i prodotti diventano presto obsoleti, questi sono i due principali elementi che caratterizzano il contesto in cui opera il business odierno, in tensione tra la specializzazione dell’offerta e la rapidità di time-to-market. Un contesto in cui l’innovazione “chiusa” non può più portare ai risultati sperati.

L’accesso all’innovazione attraverso le startup

Secondo uno studio condotto da McKinsey & Company in collaborazione con B Heroes, la partnership può rivelarsi proficua per abilitare l’innovazione. Eppure solo il 41% delle nuove imprese ha collaborazioni in atto. Il segreto del successo? Instaurare un modello di interazione efficace per entrambe.
Dallo studio emerge l’importanza che le startup del nostro paese assegnano alla collaborazione con aziende di maggiori dimensioni, considerata un fattore rilevante per garantire il successo del business. In particolare, le startup italiane vedono nelle grandi aziende dei partner in grado di facilitare l’accesso ai finanziamenti (per il 75% degli intervistati), accelerare l’ingresso nel mercato degli utenti finali (88%) e garantire un ritorno d’immagine positivo (90%).

I rapporti tra corporate e start up innovative

Per favorire la creazione di un percorso condiviso attraverso cui startup e grandi aziende possono collaborare traendo reciproco beneficio dalla loro partnership, sono stati individuati alcuni fattori determinanti che le aziende dovrebbero tenere in considerazione. Innanzitutto, il ruolo della leadership è imprescindibile per assicurare una collaborazione proficua, a partire dal top management che deve agire da traino dell’innovazione per attrarre startup e, allo stesso tempo, trasmettere a tutti i livelli dell’organizzazione il valore della trasformazione e della digitalizzazione. In secondo luogo, è importante che l’innovazione diventi trasversale a tutte le funzioni aziendali e integrata nell’approccio di lavoro e nella cultura aziendale. Non tutte le innovazioni sono però destinate al successo e per questo è necessario adottare un approccio che consenta di sperimentare, testare e cambiare in corso d’opera. Inoltre, è necessario che lo sviluppo delle collaborazioni avvenga in modo rapido, con la creazione di percorsi che consentano di fare scouting e selezionare le idee più promettenti in funzione degli obiettivi aziendali. Infine, determinante è il rispetto dell’identità delle startup, gestendo l’innovazione in modo che la startup risponda alle esigenze specifiche dell’azienda, ma non perda la propria value proposition e il proprio target di mercato.

I punti chiave del processo

Volendo individuare i passaggi chiave del processo, possiamo enunciare i seguenti 7 punti:

  1. Definizione dei perimetri di innovazione, dei bisogni di business e dei Comitati Acquisti ed Innovazione
  2. Scouting startup
  3. Screening startup
  4. Demo Day e valutazione startup da parte delle aziende
  5. Raccolta feedback Demo Day e organizzazione incontri 1:1
  6. Co-Innovation
  7. Finale con assegnazione commesse

Gli strumenti della co-innovation

Come sopra anticipato, per divenire attori della co-innovation è però necessario adottare modelli di business che consentano e favoriscano la partecipazione a questi ecosistemi, con approcci open e aperti alle contaminazioni con altre realtà e industrie. Tra gli strumenti principali per partecipare a un ecosistema di co-innovation c’è dunque la progettazione dei servizi in un’ottica di open platform: piattaforme aperte, facilmente integrabili e scalabili grazie all’utilizzo di chiavi API.
In secondo luogo, la stessa cultura aziendale dev’essere collaborativa, aperta anche all’adozione di metodologie estranee al settore di appartenenza: tra le metodologie più usate nell’ambito della co-innovation c’è infatti quella del design thinking, che integra le capacità analitiche con attitudini creative, permette di risolvere problemi complessi, di realizzare e testare rapidamente prodotti o servizi, ma soprattutto di coinvolgere più profondamente tutti gli stakeholder nei processi creativi.

Se correttamente implementato, il modello co-innovation porta con sé benefici per tutti i partecipanti all’ecosistema: fornitori, partner ma soprattutto clienti, perché:

  • Favorisce la vicinanza con il cliente
  • Aiuta a sviluppare soluzioni resilienti
  • Promuove la collaborazione e la contaminazione cross-industry
  • Evidenza le best practice di settore

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